venerdì 2 marzo 2018

Elezioni politiche: le rcihieste di Confapi ai candidati


<<La classe politica? Deve assomigliarci, cioè essere coraggiosa e concreta. Anche in questa campagna elettorale assistiamo al triste spettacolo delle false promesse>>. 
Così le piccole imprese lucane bollano la campagna elettorale in corso e Confapi Matera (oltre 600 aziende per 15mila dipendenti), chiede ai candidati che innanzitutto venga adottata <<una legge per le Pmi che ne garantisca valore e specificità. Non da mano va snellita la burocrazia, la cui “tassa occulta” pesa come un macigno sui bilanci aziendali, con circa 30 miliardi di euro all’anno, ingessando spesso le attività economiche e produttive e ostacolando o, peggio, dissuadendo gli imprenditori dall’investire>>. 
E che dire dei pagamenti ritardati della Pa? <<In un’economia come quella lucana, molto sbilanciata verso la pubblica amministrazione, il problema dei ritardati pagamenti alle imprese è una priorità da risolvere perché spesso le aziende paradossalmente falliscono per eccesso di crediti. Occorre quindi sanzionare le Pa che non rispettano i tempi di pagamento imposti dalla direttiva europea. Anche l’accesso al credito andrebbe favorito: le Pmi, scarsamente capitalizzate, faticano a trovare finanziamenti per gli investimenti. In Italia, la preponderanza delle banche di investimento rispetto alle banche commerciali, sottrae risorse all’economia reale. Condizionato dall’aumento delle sofferenze, l’accesso al credito per le piccole e medie imprese continua a essere regolamentato da condizioni di prezzo applicato e da un eccesso di garanzie richieste che finiscono per penalizzare tutte le posizioni, non solo quelle maggiormente rischiose>>. 
Capitolo fiscalità: <<L’eccessiva pressione fiscale sulle aziende non è compensata da un pari livello di servizi pubblici e altrettanto dicasi per il peso del cuneo fiscale, che alleggerisce la busta paga dei lavoratori. Pertanto, oltre ad abbattere il cuneo fiscale, si potrebbe anche rendere strutturale la detassazione degli aumenti retributivi definiti a livello di contrattazione nazionale>>. 
La politica, però, dovrebbe anche favorire “<<innovazione e green economy. L’Italia è un Paese storicamente vocato al manifatturiero, ragione per cui ha attirato investimenti grazie a vantaggi localizzativi. A nostro parere andrebbe incentivata maggiormente l’innovazione nell’industria manifatturiera per rendere competitive le nostre imprese e la green economy. Stop alle fonti fossili, che in Basilicata hanno causato più danni che vantaggi>>. 
Confapi, però, guarda anche alle opere pubbliche. <<Occorre in Basilicata un vasto programma di opere pubbliche, le uniche in grado di rimettere in moto l’asfittica economia oltre che di modernizzare il Paese. Il turismo a Matera cresce a 3 cifre ma la città continua a essere difficilmente raggiungibile. Chiediamo che gli investimenti di RFI nel Mezzogiorno prevedano la ferrovia a Matera>>. 
In tutto questo, ovviamente, non poteva certo mancare l’occupazione giovanile. <<Finite le agevolazioni fiscali legate alle assunzioni, l’aumento dell’occupazione registrato in qualche settore si dimostrerà effimero. Lo sgravio contributivo, inoltre, ha dato impulso a stabilizzare rapporti di lavoro atipici o saltuari, più che a creare nuovi posti di lavoro. Il fallimento sostanziale del programma nazionale Garanzia Giovani e la mancanza di politiche del lavoro e della crescita credibili e radicali, si sommano, in Basilicata, a una situazione drammatica: disoccupazione giovanile elevatissima, fuga dei giovani inarrestabile, crollo delle immatricolazioni universitarie. Anziché concedere sgravi contributivi sulle nuove assunzioni è preferibile abbassare il costo del lavoro per tutti>>. 
Infine, negli <<appalti pubblici l’anello più debole della catena sono i fornitori, cui non spettano le tutele giuridiche proprie dei subappaltatori: va estensa la legge 192/98 sulla subfornitura anche ai contratti pubblici o, in alternativa, altre forme di tutela per i subfornitori ed occorre inserire una norma che limiti il ricorso al concordato preventivo per la continuità perché, attivato con percentuali irrisorie di pagamento ai creditori, finisce per danneggiare gravemente le piccole imprese creditrici>>.
Piero Miolla 

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